Miseria nera e ipocrisia a Bergamo si vendevano i bambini
di Claudio De Martino- 15 maggio 2025

STORIE DIMENTICATE
Oggi viviamo l’età dell’abbondanza, del lusso. Consumiamo tanto, più di quanto il nostro pianeta può consentire. Il dato scientifico spiega che a maggio il nostro Paese ha già superato il livello di sostenibilità del pianeta per il 2025. Ma non è stato sempre così. Se andiamo indietro di qualche decennio scopriamo che anche Bergamo conosceva la miseria nera. Ma veramente nera nera. Al punto che ancora nei primi anni del Novecento esisteva una tratta dei bambini che venivano venduti dalle famiglie a individui che promettevano lavoro e benessere per il piccolo e una minuscola rendita anche per la famiglia. Ne parliamo a pagina 4 nell’articolo di apertura.
Non dobbiamo dimenticare quei fatti: fanno parte della nostra storia, della nostra cultura. Dobbiamo sapere che a metà Ottocento, a inizio Novecento, c’erano bambini che soffrivano la fame, malati, cenciosi, abbandonati. O venduti. Venduti a questi individui che poi li mandavano a lavorare come schiavi nei posti più malsani, dove lo sfruttamento portava a malattie, deformazioni, morte precoce. Bimbi di cinque, sei anni: spazzacamini, operai nelle fabbriche. Molti in Francia, alcuni in Inghilterra, altri in America. Per salvare questi bambini si mossero alcune persone: Teresa Gabrieli, Paola Costanza Cerioli, Geltrude Comensoli, don Luigi Palazzolo, don Francesco Spinelli… Furono i protagonisti di una lotta dura contro l’ipocrisia, il perbenismo, il conformismo di quella società che faceva finta di non vedere, di non sentire.
Ci vollero persone di straordinario coraggio, disinteressate alla ricchezza, alla politica, alla carriera. Donne e uomini che si giocarono tutto. Don Luigi Palazzolo era tra le persone più ricche di Bergamo, i suoi genitori erano proprietari della più importante tipografia e pure erano padroni delle terme di San Pellegrino (che non erano quelle di oggi, ma rappresentavano pure qualcosa). Luigi Palazzolo spese tutto, fino all’ultimo centesimo per i più piccoli, i più diseredati, ammalati. Non dimentichiamolo in questa nostra epoca di ipocrisia e di conformismo dominanti.
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