Curiosità

La Corsarola a senso unico. In andata o ritorno?

di Maria Teresa Birolini
- 01 luglio 2025
Nella foto Beppe Acquaroli che dice: “Le ciliegie al baretto per tradizione arrivano con il Giro d’Italia. Da piccolo mio padre mi portò a vedere una tappa e nell’attesa mangiammo ciliegie. Poi lui troppo presto volò in cielo, io avevo 14 anni... è un rito, un modo per sentirlo vicino"

COME È CAMBIATO IL TURISMO - 2 Città Alta scoppia. ll boom turistico ha due facce, arriva tanta gente e arrivano soldi ma l’anima di Bergamo soffre

Allora servirebbe un vigile con la paletta per dirigere il traffico…eppure in Comune se ne parla. Beppe Acquaroli del Baretto: “Difendiamo il rapporto umano. E i casoncelli fatti a mano”

La Giunta di Bergamo pensa al senso unico sulla Corsarola. Per capire perché, basta farci due passi soprattutto nei fine settimana (ma se siete claustrofobici, meglio la Maresana). Da Colle Aperto a Piazza Vecchia è un imbottigliamento, una gara a chi tenta per primo il sorpasso, gomito a gomito con il turista ciabattato che agguanta il trancio di pizza o, se ti va male, quello in calzoncini e canottiera con il gelato pendente. Manca l’ombrellone, ma lo stile è quello.

“Cinquanta’anni fa - racconta Beppe Acquaroli storico ristoratore bergamasco, oggi proprietario del Baretto di San Vigilio e del ristorante La Ripa, in Città Alta - c’era un turismo da cartolina. Le compravano una volta scesi dalla funicolare e con poche parole: “Saluti da Bergamo!” e un francobollo (senza non sarebbe stata la stessa cosa) conservavano il ricordo di una giornata in una città di provincia e della sua storia custodita nei palazzi, nelle stradine, nelle pietre. Nessuno o pochi parlavano inglese, eppure anche quando dovevi spiegare che il francobollo andava leccato per aderire alla cartolina, non si sa come, ci riuscivi”.

I milioni di passeggeri che sbarcano ogni anno all’aeroporto di Orio non acquistano più cartoline, preferiscono i selfie, magari seduti sulla testa del povero e marmoreo leone della Fontana Contarini, cuore della piazza più bella di Bergamo. “Si è sviluppato un sistema - continua Acquaroli - dove chi arriva cerca l’immagine che Bergamo si è costruita in questi anni. È cambiata l’accoglienza, spuntano ovunque case in affitto e B&B. Prima gli alberghetti erano familiari, oggi sono catene che guardano solo ai conti. Offriamo tutto ciò che si offre in tutto il mondo, ci siamo omologati”.

Un percorso obbligato verso il nuovo modello città turistica: arrivi, digiti un codice ed entri nella tua stanza, nessun rapporto diretto, autentico con la gente di Bergamo. “Il rapporto umano - commenta Beppe Acquaroli - c’è ancora grazie a quei baristi e ristoratori che danno un po’ di anima a quello che fanno. Tornare indietro è difficile, ma tutto è legato alla qualità dell’offerta, è lì che riesci a “educare”, evitando la deriva del modello Venezia. Sarebbe importante favorire i ristoratori magari concedendo la possibilità di parcheggio per gli ospiti; sarebbe importante non scendere ai casoncelli fatti a macchina ma mantenere quelli preparati a mano. Le bancarelle di basso livello favoriscono persone che vengono da fuori, invece dovremmo aiutare i nostri artigiani, sembra un discorso snob ma non lo è, aiuta a tutelare e conservare le nostre produzioni e la nostra cultura. Vista la situazione, sarebbe intelligente creare un tavolo condiviso con gli operatori di settore, ma è un’idea che deve partire dall’amministrazione della città: vanno ascoltati tutti, da chi produce formaggi, a chi organizza le bancarelle, sino ai ristoratori”. Un gioco di squadra insomma, per non dimenticare chi siamo. Conclude Acquaroli: “Nel mio ristorante offro un menù in inglese, ma con qualche errore, per dire che siamo ancora un po’ “alla vecchia”. E alcuni piatti sono scritti in bergamasco, ad esempio: Pica sö con la polenta; la sarda “picchiata”, spalmata sulla polenta. Il turista deve tornare a casa con un’emozione, questa emozione arriva perché qualcuno te la racconta, ti fa entrare un pochino nella sua di storia, nella sua di vita”.

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