Curiosità

Freud, Hesse, D’Annunzio… visitatori incantati

di Paolo Aresi
- 15 maggio 2025
Una splendida visione del profilo notturno della Città Alta, siamo a fine anni '50

COME È CAMBIATO IL TURISMO - 1 Si cominciò a parlare di vacanze a Bergamo verso la fine dell’Ottocento, puntando soprattutto su Milano e sui suoi facoltosi cittadini

La nostra città era conosciuta e apprezzata soprattutto dagli intellettuali che ne capivano i grigiori, i silenzi. Memorabili alcune pagine come la poesia di De Pisis “Notte a Bergamo”

Se ascoltate le guide turistiche della città, vi diranno facilmente con nostalgia che il turismo è cambiato negli ultimi dieci anni e che si stava meglio quando si stava peggio. Cioè: oggi Bergamo per diversi mesi all’anno è presa d’assalto da tanti di quei visitatori che fai fatica persino ad accompagnare i gruppi, a farti ascoltare. Perché nella Corsarola cammini facendo a gomitate, perché in piazza Vecchia bivaccano centinaia di persone e persino in piazza Duomo ci sono esibizioni estemporanee di cantanti, musicisti, attori improvvisati, spesso molto bravi. Ma il risultato è il caos. Se spostiamo indietro le pagine del calendario e risaliamo indietro nel tempo scopriamo una città molto diversa. Il cambiamento è dovuto alla “Cura Gori”? Alla Bergamo che doveva essere più attrattiva, più dinamica, più al passo con i tempi? Un po’ sì e un po’ no.

Nel senso che dopo la pandemia del 2020 questa esplosione del turismo ha riguardato un po’ tutto il nostro Paese, e non soltanto. È come se la gente in Europa abbia deciso che bisogna viaggiare, che bisogna andare, che bisogna scoprire nuove mete. Quindi non soltanto Firenze, Roma, Venezia… ma anche la provincia. E Bergamo, anche grazie all’aeroporto di Orio, ha saputo imporsi all’attenzione. Il risultato è che sono arrivati tanti turisti. Si possono calcolare in ben oltre i tre milioni le presenze, cioè il numero di visitatori moltiplicato per il numero di notti che trascorrono in Bergamasca. Soltanto in città gli arrivi lo scorso anno furono attorno ai 600 mila, per un totale di circa un milione e 200 mila presenze. Ma attenzione: questo è il dato di chi arriva e dorme a Bergamo per almeno una notte. I visitatori di una giornata o di poche ore sono molti, molti di più. Diversi milioni. Sono i gitanti usa e getta, quelli della pizzetta, del panino, del pranzo o al limite della cena in Città Alta. Dell’assalto a Piazza Vecchia. Fino al 2015 Bergamo aveva una presenza turistica importante, ma tranquilla. Che ti consentiva di godere delle sue stradine semideserte, in Città Alta o nei borghi, dei suoi silenzi e persino di un suo certo grigiore che d’autunno e d’inverno diventava un tutt’uno con la nebbiolina o con la pioggia, con la neve, quando capitava.

La magia non veniva infranta dal turismo di massa, che invade, che raramente ammira davvero, comprende, rispetta. L’idea del turismo a Bergamo risale alla fine dell’Ottocento quando si cominciò a pensare che i nostri colli, i Torni, Sudorno, San Vigilio… potessero diventare luogo di villeggiatura. Si pensava in particolare ai cittadini milanesi. Si cominciò a sistemare le stradine, a costruire dei villini, era la stagione del Liberty e infatti se giriamo per i colli con la curiosità in tasca ne vedremo molte di queste costruzioni. Tra le più belle la Villa Rumi, in San Vigilio, incantevole costruzione che prese spunto da una torre medievale, all’inizio della via Bastia. Oggi vi si trova un ristorante piuttosto esclusivo. In quegli anni, sempre a scopo turistico, si costruì la funicolare che arriva in San Vigilio, per decenni poco utilizzata, oggi pure assalita dai turisti. Nonostante lo scarso utilizzo di quegli anni, i bergamaschi ci si affezionarono molto, al punto che quando venne incendiata, era il 1983, ci rimanemmo molto male e alla fine la ricostruimmo più bella nel 1991. Era un turismo discreto, in punta di piedi. Bergamo era meta di grandi personalità perché la sua bellezza era fuori discussione. Vennero a visitarla Hermann Hesse (celebri le pagine che ci dedicò), Sigmund Freud (visitò la Carrara in omaggio al collezionista e medico Giovanni Morelli cui Freud doveva molto per via del suo metodo analitico), D’Annunzio che pure dedicò alla nostra città pagine molto belle, Le Courbusier, De Pisis (Notte a Bergamo è una sua poesia intima e toccante: “Sul baluardo monta la guardia / silente, la luna. / Un contrafforte avanza acuto. / Nave fantasma / nell’ombra mite, / fremono come vele / fronde antiche. / Al ciglio di questa valletta, / (o sul lido deserto?) / attendo un ignoto bene, / ma nulla / muta d’intorno / e come un bacio dimenticato / è questa notte”). Era un turismo rispettoso, che pure aveva una certa importanza economica. Se pensiamo alla provincia ricordiamo il valore della villeggiatura a San Pellegrino, Clusone, Schilpario, Sarnico… Ma essere nostalgici non ha molto senso.

Ora la sfida è cercare di accogliere questo nuovo turismo senza perdere la nostra anima. Non è facile, ma ci si può riuscire.

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