Arte

Incoronata, il gioiello nascosto di Martinengo

di Anna Da Martino
- 15 aprile 2025
Chiesa dell’Incoronata di Martinengo: tesoro d’arte, fede e storia

CHIESA E CONVENTO DEL RINASCIMENTO Il complesso venne costruito per volontà di Bartolomeo Colleoni, fu realizzato in pochi anni a partire dal 1471

Un libro edito da pochi giorni ne celebra la bellezza artistica, vi si trovano grandi affreschi di Simone Baschenis e del Maestro di Martinengo. L’opera dei padri della Sacra Famiglia

La copertina del libro

Non la conoscono in molti la chiesa dell’Incoronata di Martinengo, ma si tratta di un tesoro della cultura e dell’arte bergamasca. Entrare in quella chiesa è fare un tuffo nella spiritualità della nostra terra.

Alla chiesa e al convento è stato dedicato un libro uscito da pochi giorni e dal titolo semplice: “Incoronata”. Contiene storie, saggi, ricerche su questo luogo, realizzati da diversi autori. Il libro è stato voluto dai padri della Sacra Famiglia, che oggi occupano gli spazi della chiesa e del convento, e che hanno dato vita a una scuola con oltre mille studenti.

Il complesso si trova nella campagna a sud, fuori dal centro storico di Martinengo. È stato voluto da Bartolomeo Colleoni all’indomani della morte della figlia Medea e della moglie Tisbe. Fu iniziato nel 1471 e concluso poco prima della morte del grande condottiero, nel 1475; nel convento entrarono i frati minori francescani. La chiesa del convento venne dedicata a Santa Maria Incoronata.

Il volume è stato curato dai padri della Sacra Famiglia. La congregazione è entrata in questo luogo nel 1868 e, secondo il carisma della fondatrice Paola Elisabetta Cerioli, vi ha costruito un orfanotrofio, che poi è divenuto collegio e quindi una scuola che, ai giorni nostri, ospita bambini dai tre mesi ai tredici anni: asilo nido, scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di primo grado.

Si legge nella parte introduttiva del libro:
“Le voci, gli sguardi, le domande dei bambini e dei ragazzi, delle famiglie, unite a quelle della gente che frequenta la nostra chiesa, continuano la storia di fede, ma anche d’umanità, dentro a una storia più grande. L’Incoronata continua a essere un messaggio eloquente, un codice del mistero della fede cristiana e del senso umano del cercare.”

Un messaggio eloquente che si legge ancora pure nelle architetture e nelle opere d’arte, sebbene diverse di queste siano state vendute all’inizio del Novecento per procurarsi risorse per portare avanti l’orfanotrofio. Si pensi che opere del complesso monastico si trovano oggi nel museo di Castel Sant’Angelo a Roma, alla Pinacoteca di Brera, persino in un museo d’arte di Salt Lake City, nello Utah, Stati Uniti.

Un disegno del complesso intorno al XVII secolo

Nonostante le alienazioni, l’insediamento religioso conserva un patrimonio artistico ricchissimo. Nella chiesa dell’Incoronata troviamo affreschi del presbiterio degli anni della costruzione, realizzati da un pittore detto il “Maestro di Martinengo”, che ricerche recenti dello storico Gabriele Medolago hanno identificato con Antonio e Matteo Zamara, padre e figlio, pittori di Chiari. Si tratta di dipinti in uno stile tardo gotico.

La chiesa è divisa in due parti: quella “pubblica” e quella riservata ai frati e ai sacerdoti. Le due aule appaiono separate da un muro interamente affrescato nella parte alta, mentre quella bassa presenta tre varchi di forma ogivale che consentono di vedere l’altare e il passaggio verso la zona riservata ai frati.

Sulla parte alta del muro si ammirano le Storie della Passione, realizzate da Pietro Baschenis intorno al 1623. Al centro, la grande Crocifissione con Gesù e i due ladroni, e sotto una folla di soldati, cavalieri, fedeli.

Ma si tratta soltanto di una parte di questo tesoro, che merita una visita approfondita. Tra l’altro, l’Incoronata è tra i Luoghi del Cuore del FAI: nelle votazioni concluse il 10 aprile scorso si è classificata al diciassettesimo posto.

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