DOPO LO SGOMBERO DEI CLOCHARD Bisogna distinguere i problemi: un conto sono i barboni, un altro i ragazzini armati di coltello e un altro ancora gli spacciatori.
Don Roberto Trussardi - Caritas - chiede una strategia che coinvolga tutti: Comune, polizia, parrocchie, scuole… Lo sfogo di un padre al Corriere. Le richieste degli studenti impauriti
La nostra Bergamo si trova ad affrontare un’emergenza sociale che in questi termini non si era mai vista: l’imperversare di comportamenti delittuosi da parte di ragazzini che talvolta si riuniscono in piccole bande e compiono azioni criminali: minacciano altri ragazzi e ragazze, rapinano e borseggiano i passanti, scatenano pestaggi e risse. Tutto questo avviene a partire dalla zona della stazione, ma poi si propaga a Porta Nuova e a tutto il centro. Taluni episodi sono accaduti anche in periferia.
È una situazione inaccettabile e il Giopì, che si occupa di cultura e storia bergamasca, e quindi dell’anima della città, non può tacerla. E, anzi, il Giopì incoraggia le forze culturali e politiche di Bergamo a reagire contro tale situazione. I giornali ne stanno parlando: Il Corriere della Sera, L’Eco di Bergamo, Prima Bergamo hanno dedicato ampi articoli al fenomeno. Sul Corriere della Sera abbiamo letto la toccante intervista a quel padre il cui figlio di quattordici anni ha partecipato a una “missione punitiva” contro un ragazzo della media Camozzi. Il padre, disperato, ha confessato di non riuscire più a controllare il figlio, ha detto della situazione delicata in cui si trova la famiglia. Ha aggiunto di essersi rivolto a diverse autorità, dai servizi sociali del Comune alla polizia, per chiedere aiuto, ma che ha trovato soltanto parole. Ecco, questa è la situazione.
Ci sono forze culturali e politiche bergamasche che hanno segnalato questa situazione già da tempo, invitando tutti a prendere atto della pericolosità del fenomeno baby gang, e dello straripamento di tanti ragazzi dall’alveo dell’educazione, del rispetto per gli altri. È una tragedia educativa che si consuma nell’indifferenza. Lo ha denunciato il nostro Ducato di Piazza Pontida mandando al rogo, alla festa di Mezza Quaresima, proprio l’indifferenza. Il Ducato ha detto che non dobbiamo girare la testa dall’altra parte, ma che dobbiamo sentirci coinvolti in questo dramma. Prima di tutto per noi stessi: il proliferare di questi fenomeni vanno a riguardare sempre più persone, si allargano a più quartieri, coinvolgono anche i nostri ragazzi. Abbassano drasticamente il senso di sicurezza della città.
Come intervenire? Lo diceva don Roberto Trussardi in un intervento sulla stampa bergamasca dei giorni scorsi: don Roberto, direttore della Caritas diocesana, invocava una strategia. Affermava che le diverse agenzie di educazione e di repressione debbono allearsi in un lavoro educativo importante. Diceva che bisogna aiutare le famiglie, che servono punti di riferimento per tanti ragazzini. Diceva che la scuola è fondamentale, ma che da sola non ce la fa ad affrontare l’emergenza. Siamo in anni in cui gli oratori faticano a funzionare perché preti giovani ce ne sono pochi. Delle trenta parrocchie della città solamente sei o sette hanno un curato per l’oratorio. Le altre è già bello che abbiano un parroco. Chi deve intervenire allora? Tutti. Comune in testa, quindi la scuola, la parrocchia, l’Ats, le associazioni di volontariato, la polizia, i carabinieri. Occorre però una strategia comune, ha spiegato don Trussardi. Che deve viaggiare sui binari dell’educazione, cioè del contatto con i ragazzini, del rapporto personale. Che deve offrire delle opportunità per crescere. Che deve pure fare sentire il peso dell’autorità, del atto della pericolosità del fenomeno baby gang, e dello straripamento di tanti ragazzi dall’alveo dell’educazione, del rispetto per gli altri. È una tragedia educativa che si consuma nell’indifferenza.
Lo ha denunciato il nostro Ducato di Piazza Pontida mandando al rogo, alla festa di Mezza Quaresima, proprio l’indifferenza. Il Ducato ha detto che non dobbiamo girare la testa dall’altra parte, ma che dobbiamo sentirci coinvolti in questo dramma. Prima di tutto per noi stessi: il proliferare di questi fenomeni vanno a riguardare sempre più persone, si allargano a più quartieri, coinvolgono controllo. E don Roberto Trussardi ha detto che bisogna tenere ben distinti i problemi. Quando si parla di degrado alla stazione si fa di tutte le erbe un fascio soltanto. Ma un conto sono i barboni che dormono sotto le pensiline, un altro sono gli spacciatori di piccolo calibro che pullulano e un altro ancora i ragazzini bulli con il coltello in tasca. Nei mesi scorsi è accaduto a Bergamo un fatto che non si era mai registrato: gli studenti delle scuole superiori hanno scritto alle autorità lamentando la mancanza di sicurezza in città e, in particolare, nella zona della stazione. Hanno lamentato minacce, violenze, piccole rapine da parte di coetanei bulli o di vere baby gang. Telefonini rubati, ragazzine importunate. Non era mai successa una cosa del genere e non è accettabile. Dal punto di vista educativo, è fondamentale non deludere questi ragazzi, ne andrebbe del loro senso civico, del valore dell’autorità, della loro fiducia nelle istituzioni e nelle libertà democratiche.
E allora di nuovo don Roberto ha detto che non si devono confondere i diversi fenomeni e che con chiarezza bisogna che la città intervenga su diversi piani, a secondo che il problema siano i clochard oppure gli spacciatori o i bulli. Van bene anche gli sgomberi alle autolinee per rimuovere gli accampamenti dei barboni, ma attenzione a non confondere i problemi. Il Giopì con i suoi 132 anni di storia ha sempre rappresentato una coscienza critica della cultura bergamasca. Ora si schiera con la Caritas e con gli studenti e chiede alla città uno sforzo di dignità e di volontà, una nuova politica educativa.