Attualità Provinciale

Un’estate senza piscine, dopo cento anni

di Alvise Cervi
- 30 luglio 2025
Addio (temporaneo) al “mare” di Bergamo: chiuse per ristrutturazione le Piscine Italcementi

PER LA PRIMA VOLTA DAL 1928 Causa i prossimi lavori di ristrutturazione le vasche comunali chiudono e per l’estate bisogna andare altrove.

L’impianto Italcementi, avveniristico, venne inaugurato nel giugno 1966. Quello precedente si trovava allo stadio. Prima ancora si nuotava nei “gor”

Per la prima volta dopo cento anni, Bergamo deve rinunciare al suo “mare”. Un’iperbole questa del mare, che però bene evidenzia il rapporto molto stretto tra la città e il Centro sportivo Italcementi nell’arco di un sessantennio e, ancora prima, con l’impianto che si trovava allo Stadio Comunale, dove ora sorge il bocciodromo. Con l’arrivo del caldo, le piscine hanno sempre rappresentato un rinfrescante, piacevole e tonificante rifugio. Un’oasi di sport e benessere quasi irrinunciabile per molti bergamaschi, tante famiglie e tanti che al mare ci possono andare soltanto di sfuggita. Ma l’anno 2025, come si sa, ha interrotto (sia pure provvisoriamente) questo tradizionale appuntamento estivo. Il centro è infatti chiuso da fine maggio per ristrutturazione e riaprirà nel 2027.

Tutti lo sapevamo da qualche mese, ma è stato l’arrivo, nei giorni scorsi, dell’infuocato anticiclone africano, con le sue bollenti temperature che hanno reso le case dei forni, a far rimpiangere ancora di più le piscine aperte dall’Italcementi il 13 giugno 1966 (poi donate al Comune di Bergamo nel 1972) e ora per la prima volta sbarrate. Non importa che, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta, la struttura fosse affollata fino all’inverosimile, con i bagnanti costretti ad interrompere la nuotata dopo poche bracciate per l’eccessiva ressa. Era soprattutto un “mare” facilmente raggiungibile da tutti i cittadini del capoluogo, del centro come delle periferie, che non richiedeva pianificazioni come magari nel caso di una puntatina sui laghi d’Iseo o di Lecco.

Immagine del vecchio impianto allo stadio

Anche una improvvisata ci poteva stare tante volte, bastava solo aver lasciato passare le due ore canoniche dopo il pasto - come raccomandavano i nostri genitori - per evitare congestioni. È vero che il Centro, già da diversi anni, aveva perso l’appeal degli anni del boom, complice l’apertura di altre piscine nell’hinterland, da Stezzano a Dalmine, da Ponte San Pietro a Seriate, da Alzano a Ghisalba. Più piccole, ma anche meno affollate, più moderne e forse attrezzate. Senza considerare i parchi acquatici più vicini, le terme, le palestre dotate di piscina, e le stesse vasche private che le classi abbienti negli ultimi decenni hanno installato nel giardino di casa o all’interno dei loro palazzi. Ma nelle ultime torride estati (quelle dovute al surriscaldamento globale del pianeta), le piscine ex Italcementi avevano ripreso un po’ quota in termini di biglietti venduti, anche se purtroppo con un inconveniente: la presenza fastidiosa, molesta e prepotente di maranza e altri bulli, allergici alle regole e ai richiami all’ordine dei bagnini. Presenza in crescita, purtroppo, negli ultimi anni.

Sta di fatto che le Piscine Italcementi chiuse suscitano molte perplessità e quasi gridano vendetta. La ristrutturazione era probabilmente indifferibile, anche se, secondo qualcuno dei fedeli utenti del centro, si poteva tenere aperta la struttura, alternando nei due anni la chiusura delle piscine coperte e di quelle esterne. Non mancano le alternative nella cintura attorno alla città per chi risente come irrefrenabile il bisogno di entrare a tutti i costi in acqua, e dal 1° giugno i bergamaschi possono utilizzare le piscine di Seriate e Stezzano con tariffe agevolate, equiparate a quelle riservate ai residenti dei due comuni. Ma bisogna fare anche i conti con l’orgoglio ferito dei bergamaschi di città, che considerano quasi un’onta il fatto di essere costretti a emigrare nei paesi dell’hinterland per immergersi nelle acque clorate di una piscina.

Una buona notizia arriva invece per gli impianti al chiuso: dal prossimo 6 settembre riaprirà un’altra struttura storica, la piscina del Seminario vescovile, in Città Alta, la cui ristrutturazione è stata finanziata per metà dal Comune di Bergamo. L’impianto prevede agevolazioni tariffarie proprio per i residenti in città, oltre che per persone con disabilità (e loro accompagnatori), studenti, scuole cittadine, anziani over 65 e società sportive dilettantistiche. Una soluzione-ponte, pur con tutti i limiti della struttura vescovile che gli habitué dell’Italcementi hanno già avuto modo di rilevare: piscina piccola, poche corsie per il nuoto libero, parcheggi tutti costosi. “Una volta certe cose non succedevano”, è il lamento, peraltro in parte anche giustificato, delle anime nostalgiche. La piscina del Brumana Ma, a proposito di nostalgie, proviamo a tornare indietro di alcuni decenni, quando il Centro sportivo Italcementi non esisteva ancora. C’erano delle piscine in città a disposizione degli appassionati di nuoto? La risposta è sì. Un centro natatorio fu realizzato insieme allo stadio alla fine degli Anni Venti, ed era all’avanguardia per l’epoca, dotato di due vasche, una per i bambini e una per gli adulti, e di trampolini per i tuffi. Venne inaugurato nel 1928 insieme allo stadio nuovo (in quell’area prima c’era l’ippodromo di borgo Santa Caterina), ma in via provvisoria; nel 1934 l’impianto era finito e le due vasche erano già allora dotate di depuratore dell’acqua per cui non bisognava più procedere, una volta alla settimana, allo svuotamento e riempimento dell’impianto. Il nuovo centro era all’avanguardia anche per la presenza di una bar ristorante, di un passaggio a guado obbligatorio dove si trovava una piscinetta con la doccia (era un accorgimento igienico). Si trovava accanto tra la curva Nord e la tribuna coperta e disponeva pure di due campi da tennis.

La piscina era aperta in estate tanto per il nuoto libero quanto agli allenamenti del nuoto agonistico. I bergamaschi, soprattutto giovani, la frequentavano in modo assiduo. Tra gli episodi si ricorda anche un rastrellamento effettuato dai nazifascisti, che p i o m b a r o n o alle piscine in un caldo giorno d’estate e portarono via molti giovani. Ecco la testimonianza di un bambino di quell’epoca, Pierino Aresi: “Mi trovavo su al Brumana con mio fratello Renato, io avevo dieci anni, ero piccolo, a me non fecero niente. Quando videro le camionette alcuni giovani fuggirono in qualche modo, altri cercarono di nascondersi. Mio fratello aveva quindici anni, ricordo che si nascose sotto una lunga panca che costeggiava la vasca grande. Lui non lo presero. Portarono invece via i più grandi, non so che fine fecero”. I lidi naturali Ma, oltre a questo, c’erano anche dei lidi naturali che, alla bisogna, svolgevano egregiamente la loro funzione per la balneazione, e stiamo parlando del nostro sistema di rogge, torrenti e canali, un reticolo talmente fitto (e poi quasi totalmente coperto, un po’ per ragioni igienico-sanitarie e un po’ per fare posto alle strade e ai parcheggi, come accaduto alla Milano dei navigli), tanto che all’epoca si parlava di Bergamo come di una “piccola Venezia”. Scriveva a questo riguardo, alla fine degli anni Novanta, Paolo Aresi: “Verso la fine degli anni Cinquanta si è cominciato a coprire rogge e torrenti e oggi l’elenco delle vie che si sviluppano sopra i canali sarebbe troppo lungo. Dalla Morla alla Tremana, dalla storica roggia Serio alla roggia Nuova, alla Vescovadella alla Morgana, alla Colleonesca, Guidana, Cuma. Bergamo come Treviso, o minuscola Venezia. E ancora. I ruscelli di via Matris Domini, di Valtesse di Castagneta, di Valmarina, della Zarda. Una ragnatela di corsi d’acqua sepolti, umiliati e offesi dallo sviluppo nella seconda metà del Novecento”. Treviso, Venezia, ma non solo. La stessa Morla (torrente dal nome femminile, si legga o rilegga a tal riguardo il numero del Giopì del 15 gennaio scorso) era stata definita (da Carlo Traini) il “Tevere bergamasco” per la sua balneabilità: fino a mezzo secolo fa pullulava di “gor” (gorghi) e “fundù” (anche se, a dispetto del nome, i fondali non erano sempre così profondi), da Valtesse a Borgo Santa Caterina, dalla zona di via Baioni sotto le mura di Sant’Agostino alla Mezza della Morla, vicino allo stadio, dove - riporta il sito “Bergamo da scoprire” - “una piega del torrente formava una graziosa insenatura con tanto di spiaggetta”. Raccontava Luigi Pelandi negli anni Sessanta: “Nei pressi della chiesa del Galgario si vede ancora il portone che dava accesso al misero stabilimento dei bagni pubblici popolari. Una specie di piscina costituita dal corso della roggia Serio Grande; la metà più a monte in uso per i nuotatori esperti e la parte a sud per i principianti. Acqua corrente, dunque. C’erano anche camerini e alcuni erano in uso dei facoltosi”.

Questo “stabilimento balneare - ricordava Emilio Zenoni - era chiamato familiarmente ‘i bói’, cioè a dire ‘i bolli’, definizione che stava per bollini, dato che per entrare nei mesi estivi si pagava qualche centesimo e un bollino certificava l’avvenuto pagamento anticipato”. “Nelle estati degli anni Cinquanta - è la testimonianza riportata da Renato Ravanelli e Pilade Frattini nel volume “Bergamo nel Novecento” - decine e decine di bambini andavano a nuotare alla Mezza della Morla; dove il torrente curva, prima dello stadio, c’era una insenatura con una spiaggetta. L’acqua era pulita, anche se c’erano c’erano i topi. Ma anche pesci e gamberi in abbondanza. Inoltre quando ancora la Tremana non era stata coperta, era divertente percorrerla per un buon chilometro, a piedi scalzi, fino alle falde della Maresana”. Insomma, ci si divertiva con poco. Oggi è diverso. La semplicità non basta, servono nuovi ed artefatti stimoli, è tutto più sofisticato, ricercato e lezioso. Il progetto di ristrutturazione del Centro Italcementi prevede, tra le altre cose, l’installazione di “una vasca relax e fitness”, un’altra per bambini “con spray park e zona ricreativa” mentre “nella zona interrata ci sarà una piccola spa”. Mah. Oggi vige la supremazia del superfluo. “È un mondo difficile”, cantava, a buon diritto, il menestrello- filosofo Tonino Carotone.

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