Attualità

Il Giopì accende il fuoco sulla vera emergenza: l’indifferenza verso i giovani

di Redazione Giopì
- 23 maggio 2025

Che cosa stiamo aspettando?

DOPO MONREALE L’emergenza riguardante i giovani è sempre più preoccupante

Il Giopì dovrebbe essere giornale della satira, del buonumore, ma anche un giornale di riflessione attorno ai temi fondamentali del nostro vivere insieme, della nostra società. Per questa ragione il Ducato di Piazza Pontida a metà Quaresima ha mandato al rogo l’indifferenza, in particolare quella verso i giovani. È un tema fondamentale che viene trascurato.

Eppure la cronaca, a Bergamo e fuori Bergamo, continua a richiamarci verso questa emergenza: il mondo giovanile, cioè il nostro futuro, è in grave difficoltà, tanti giovani non hanno né arte né, parte, dentro le loro coscienze si aprono vuoti abissali. Mancano valori, riferimenti. Mancano limiti. E allora ecco la sopraffazione, la violenza, la rabbia che si scatena per sciocchezze. Ecco la violenza dei ragazzini che formano bande, gruppetti e se ne vanno in giro a minacciare altri giovani, ma non soltanto. Offendono, picchiano, rapinano. Aggrediscono. Non riconoscono l’autorità. La notizia della sparatoria di Monreale rientra in questo quadro. Dei ragazzi che guidano i motorini come pazzi, una discussione con altri ragazzi, una rissa. Poi uno di loro prende la pistola, spara, uccide tre giovani, ne ferisce altri due.

Una cronaca secca, agghiacciante. Una violenza inaudita, che si esprime senza limiti, senza freni. Che cosa possiamo fare per porre questi limiti? Che cosa può fare la società civile, che cosa può fare la politica davanti a una deriva di questo genere? Chi va in giro a minacciare, a picchiare, chi va in giro con il coltello o addirittura la pistola e può arrivare anche a uccidere non riconosce il valore delle persone perché non riconosce il valore di se stesso. È un vuoto a perdere, è una minaccia per se stesso e per gli altri. Lo diceva anche don Roberto Trussardi della Caritas: dobbiamo ritrovarci intorno a un tavolo, anche qui, a Bergamo, e avviare una strategia educativa e repressiva che riguarda il mondo giovanile. Che cosa stiamo aspettando?

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